Il ricordo di un Maestro

Francesco Ruini
Francesco Ruini

Francesco Ruini ci lascia un patrimonio culturale e una sapienza senza prezzo!

Lunedì 26 agosto 2019 muore Francesco Ruini in Ghana, per shock anafilattico: attaccato da quelle stesse api che per una vita ha protetto e amato



Laura Benedetto Chef
Laura Benedetto Chef

Il papà di Francesco, come lui stesso ci racconta, era un casaro di professione, ma non solo anche di passione, e lui piccolo fringuello, lo accompagnava; già a sei anni indossò la sua prima maschera da apicoltore. E mentre il papà andava in pensione con la maschera affianco, Francesco lo  aiutava, e piano piano si dedicò agli studi universitari e si specializzò in apicoltura: credetemi non sapevo esistesse un indirizzo universitario a tal punto specifico.

Mi ricordo che anche io avevo sei anni quando zio Giulio. Giulietto per me,  mi portò, con la tuta bianca e la maschera da apicoltore a “smielare” come era solito dire,  per me fu sconvolgente l’incontro con il prodotto delle api: il miele. Oggi il miele è la soluzione artistica per certi miei piatti che attraverso esso assumono un gusto tutto speciale.

Insomma, Francesco decise allora, a sei anni quello che voleva fare “da grande” e così fu. Si è dedicato con più di 400 famiglie di api alla riproduzione di nuclei, da sempre possiamo dire; poi è passato  alla presidenza della Cooperativa “Cera Valle dell’Idice”, poi ancora alla Conapi, come fondatore del consorzio. Senza dubbio Francesco era un uomo dalle idee chiare e forti. Inoltre diventò componente dell’Associazione Apicoltori di Reggio e Parma, iniziando a svolgere attività di formazione per i giovani. Aveva compreso l’importanza delle api nel mantenimento della biodiversità e della vita: loro  le impollinatrici per eccellenza. Inoltre un’altra cosa aveva capito: il futuro risiede nelle mani dei giovani, ed i ragazzi, hanno bisogno di guide chiare, appassionate, esperte e capaci. I giovani sanno dare il meglio di loro quando incontrano un vero Maestro, e con lui lo avevano incontrato!

apicoltura

Cosa appassionava il signor Ruini?

Lui stesso ci racconta che questo lavoro gli dava la sensazione di libertà e nella sua biografia, da lui stesa, narra  che ogni primavera restava affascinato dall’incredibile trasformazione delle famiglie delle api.

Cosa denunciava Ruini?

Ebbene sì, Francesco si era accorto che le api sono divenute più fragili  e che sono attaccate da malattie sempre più imprevedibili e mutate nel tempo come la varroa che gli sembrava ultimamente,  più agguerrita e più forte. Ogni anno era abituato a contare le perdite e le morti delle api, ma negli ultimi anni le morti erano incrementate in maniera esponenziale e Francesco non comprendeva perché alle volte riusciva a salvarle, dopo l’inverno, e a volte no.

Ruini Maestro fuori patria

Non conosco il perché profondo che abbia spinto Ruini a divenire Maestro in Africa, se fu più forte lo spirito di salvare le vite degli uomini o delle api, generatrici di vita, di fatto ha sfidato la fortuna, soprattutto conoscendo la sua allergia,  insegnando a chi ne aveva bisogno ciò che c’era da conoscere sulle api, le sue compagne di sempre. Molti giovani sono riusciti a fare insieme a questo piccolo, ma essenziale insetto, un mestiere e così avere e dare un futuro. 

Il caso ha voluto che proprio le amiche di sempre, ignare della loro forza hanno assalito, chissà per quale strana alchimia l’apicoltore che non ce l’ha fatta, uno choc anafilattico l’ha infatti sopraffatto, inutili si sono rivelati i soccorsi.

Non so perché la vita a volte cammini così, per questi strani viottoli, ma una cosa voglio però fare: rendere grazie ad un grande dell’apicoltura che con amore e passione è riuscito a condividere un amore oltre che un sapere, che salverà tutti noi, mantenendo intatta la tradizione e la sapienza che il papà gli aveva lasciato. 

Un grazie speciale, anche se piccolo, e che probabilmente si confonderà nelle notizie squillanti del web, a quest’uomo che mi ha permesso di comprendere l’importanza della vita e la necessità di difendere l’ambiente attraverso queste piccole e sconosciute, api. A volte non sono necessarie gesta eclatanti,  ma come il signor Ruini ci ha insegnato, comportamenti quotidiani e costanti fatti d’amore e consapevolezza, che trovano nella condivisione e nell’insegnamento e nella vita di tutti i giorni la loro fonte di energia.

Mi piacerebbe dedicargli le mie cotolette di maiale in crosta di mandorle e salsa di arance e miele.

Qui sotto la ricetta

cotolette di maiale in crosta di mandorle

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