
Ron Howard racconta Pavarotti

L’arte musicale con Pavarotti si sposa in modo sorprendente con l’arte culinaria
Questo lavoro è stato fortemente voluto dalla seconda moglie di Pavarotti, Nicoletta Mantovani che, conoscendo nell’intimità la forza artistica del suo amato, ha voluto che si raccontasse e si conoscesse; tutto sotto la regia sapiente di Ron Howard che resta ammirato e appassionato, come confessa lui stesso, di quel mondo musicale che non conosceva.
Il padre era un tenore dilettante, e fornaio professionista, avrebbe voluto suo figlio Luciano professore e non artista, questo a suo dire era un lavoro troppo poco sicuro! Tutto abbastanza vero se il futuro tenore non fosse stato proprio Luciano, che fece del suo amore per l’arte, la sua vita, la sua espressione più alta e il suo “lavoro sicuro!”.
Il documentario sarà nelle sale italiane solo tre giorni: 28, 29 e 30 ottobre, sembra costruito come un’opera: in tre Atti!

Nel lavoro di Howard si fa strada un Pavarotti legato alla tradizione della sua amata Italia, sia in campo musicale che culinario; il suo sogno infatti era quello di rendere l’Opera e il canto lirico patrimonio culturale dell’umanità, farli conoscere nel mondo, così come voleva far conoscere dell’Italia la cucina, esportarla e portarla con sé per un godimento non solo personale, ma condiviso.
Pavarotti, molti credono che non abbia mai saputo leggere uno spartito musicale, ma questo, anche se vero, non l’ha fermato, è sempre riuscito ad interpretarlo, comunicando le emozioni che lo attraversavano, e tutti sono riusciti ad assaporare la bellezza e l’arte che sprigionava quella voce possente. Molto lo hanno aiutato: la sua memoria e i suoi collaboratori, i colleghi ed i direttori d’orchestra che magistralmente sono sempre riusciti a cucire addosso al tenore ogni partitura.
Nella sua anima, il cibo è un amore profondo e corre parallelamente a quello per la lirica. Durante le tournée portava con sé nel mondo, e lo dico senza metafore, una valigia con prosciutti, salami, formaggi e pasta rigorosamente emiliane! Era solito cucinare per gli altri per condividere non solo un pasto ma un’esperienza d’amore.
E’ questa la missione che si era posto l’artista: portare l’Italia dell’arte nel mondo, non poteva pensare che prodotti della sua terra, lirica e cibo, restassero sconosciuti!
Nel 2015 è nato a Milano il “Pavarotti Milano Restaurant museum”, in piazza Duomo, 21 (da aprile 2019 l’entrata sarà in via Silvio Pellico 6), al quarto piano, luogo magico in cui l’executive chef Massimo Villa, con generosità e grande abilità propone i piatti amati dal tenore e che appartengono alla tradizione emiliana doc!
Ristorante unico nel suo genere, nato con l’Expo del 2015 ed oggi divenuto museo permanente, l’atmosfera è da favola, un sottofondo di melodie interpretate da Pavarotti accompagnano piatti tradizionali, come i tortellini che non mancavano mai nella valigia del nostro tenore. Foto, immagini, performance ed eventi arricchiscono gli ambienti e le esperienze di visitatori curiosi ed affamati.
Il “Pavarotti Milano Restaurant museum” è in piena sintonia con il messaggio del maestro: l’arte nutre e assume un valore maggiore se vissuta in compagnia!


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